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#psicodemia1: la solitudine nella pandemia

Invito a un confronto

Se è vero, come afferma Pascal, che «tutti i mali dell’uomo derivano dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo», cosa succede quando, come noi durante la pandemia, vengono costretti a starci?

Secondo il rapporto ISTAT del 10.3.21 sul BES (Benessere Equo e Sostenibile) l’isolamento a causa del lockdown ha colpito maggiormente chi vive da solo. Le persone sole sono attualmente quelle meno soddisfatte. Più esattamente: «la percentuale di molto soddisfatti diminuisce tra le persone
che vivono da sole. Infatti, solamente il 35,8% (era 37,3% nel 2019) si dichiara soddisfatto per la propria vita rispetto, ad esempio, a quasi la metà delle persone che vivono in una famiglia di 4 componenti … e la quota di molto soddisfatti scende, in particolare, tra le persone sole adulte […]
ma anche tra le giovani donne tra 20 e 34 anni che vivono da sole (-17 p.p. rispetto al 2019) e tra gli uomini di 65 anni e più».

Inoltre tutti sappiamo che si può vivere da soli ed avere significativi legami familiari e/o sociali, tali da farci sentire in comunione con altri. Così come si può vivere con un’intera tribù e sentirsi soli. È il concetto esplicitato dalle coppie di espressioni linguistiche inglesi (solitude/loneliness) e
tedesche (Alleinsein/Einsamkeit).

Numerosi studi dimostrano inoltre che l’isolamento sociale può avere preoccupanti conseguenze psicologiche: «This social isolation leads to chronic loneliness and boredom, which if long enough can have detrimental effects on physical and mental well-being. The timelines of the growing pandemic being uncertain, the isolation is compounded by mass panic and anxiety. Crisis often affects the human mind in crucial ways, enhancing threat arousal and snowballing the anxiety. Rational and logical decisions are replaced by biased and faulty decisions based on mere “faith and belief”. This important social threat of a pandemic is largely neglected.»

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7405628/

Mercoledì 31 Marzo dalle 21.00 alle 22.30 su Twitter, tutte/i coloro che lo vorranno potranno esprimere con l‘#psicodemia1 le loro emozioni e riflessioni sulla solitudine nel corso della pandemia seguendo una breve scaletta di domande.

Il focus della serata saranno le emozioni e le riflessioni personali. Non le opinioni su cause, responsabilità, errori, omissioni di persone e istituzioni. Uno scambio così profondo e delicato può avvenire solo nel rispetto reciproco.


Non si tratta di una terapia di gruppo, ma di un’occasione per scambiare emozioni, vissuti e riflessioni personali. Forse può contribuire ad alleviare il disagio psicologico che tutti noi, più o meno intensamente, percepiamo. Chi ritenga di aver bisogno di un aiuto specialistico può trovare qui una lista dei servizi psicologici gratuiti di supporto psicologico COVID-19 raggiungibili online o telefonicamente.

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